Un pittore irrequieto

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Un pittore irrequieto

cat_digenovaChe Luciano Fiannacca sia un irrequieto lo si ricava non solo dalla sua fiammeggiante, e talvolta agitata come da un vento interiore, pittura degli ultimi tempi. Sin da quando cominciò a imporsi nella sua Genova e poi in Liguria all’attenzione critica,quell’irrequietezza era alla base del suo operare, anche se la svolta da lui operata nel 1974, anno in cui avviò quella che lui stesso definì “ricerca sui materiali” (1), poteva apparire a occhi poco attenti di tutt’altre valenze per quel ricorso alle scansioni astratto-geometriche sia delle opere e sia dei materiali. su di esse strutturati.

L’irrequietezza di Fiannacca, infatti, è un modo di stare nel mondo e di porsi nei confronti del reale, modo che è oggi a presa diretta pittorica, come stanno a testimoniare i suoi furori gestuali (e stavo per dire le sue tormente materiche), e che invece a metà degli anni Settanta si arrovellava a ritrovare rapporti con la naturalità dei materiali usai (per lo più il legno) all’interno della tradizione storica più che dell’attualità, cioè più rivolta alla lezione delle avanguardie del ‘900, nella fattispecie a quella delle ricerche artistiche espletate sulla linea costruttivista, che non alla pressione delle neoavanguardie, nella fattispecie dell’Arte Povera, che era stata teorizzata sul finire degli anni Sessanta proprio da un critico di Genova.

Giorgio Di Genova